Muso Rosso ha dissotterrato l'ascia di guerra. Questo spazio web è dedicato allo spirito libero delle idee, senza obbedienze di credo, di partito,
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Il contenuto di queste pagine è costituito da una serie di scritti in rima che traggono ispirazione da eventi dell'attualità politica e sociale (da leggere perciò con gli occhi del momento storico in cui gli eventi si sono svolti), scritti che sono mossi fondamentalmente dall'esigenza di smascherare la violenza e la stupidità del potere.

mercoledì 8 settembre 2010

Arrestarono lu Re


Nel giugno 2006 il nostro "eroe", cui da poco era stato concesso di tornare in Italia assieme al figlio, è stato arrestato. L'ultimo rampollo, invece, come ringraziamento per la riammissione in Italia, ha pensato bene di chiedere allo Stato italiano addirittura un risarcimento danni! Ovviamente ha ricevuto solo pernacchie, ma non ha imparato niente: adesso pretende anche il Panteon...
Un pezzo inedito del 2007 (con qualche "omissis"):


ARRESTARONU LU RE

Arrestaronu lu re!
Mamma mia, qu’est qu’il a fait ? (Che cosa ha fatto?)

. . . (omissis)

Non sappiamo ancora bene,
ma il suo sangue nelle vene
da una prima indiscrezione
più che blu sembra marrone.

Che vuoi far… la razza è razza,
rasoterra o con la bazza
hanno istinto da rapaci
e talento da incapaci.

Cominciaron col trisnonno
che all’incontro di Teano
si trovò l’Italia in dono
senza muovere una mano.

E quell’altro, Sciaboletta,
non fu lui che l’Italietta
mise in mano a Mussolini
per levarsi dai casini?

Che famiglia, che lignaggio!
Son tornati all’arrembaggio:
sono due, figlio e papà,
l’uno c’è, l’altro ci fa.

Dopo tanto lamentare
che in esilio stavan male,
sono stati accontentati
e in Italia son tornati.

Il perché sappiamo adesso:
noi per loro siamo un cesso,
siamo stati sempre tali,
cesso per “stronzi reali”.

Ed allora hanno pensato,
«Dati i fasti del casato,
quale posto è mai migliore,
più adeguato al nostro  * * * ?»

(Musorosso 2017)


Post precedente: 
Risposta a Marazico: In effetti, qui a Firenze... 

La fontanella, nel quartiere del Sud dove ho trascorso la mia infanzia alcuni decenni or sono, era un centro di aggregazione non solo per i giochi dei tanti bambini che a quei tempi sciamavano liberi nelle strade, ma anche per gli adulti. E soprattutto per gli anziani che, con l'occasione di raccogliere un po' d'acqua, la cui presenza nei rubinetti domestici era cosa alquanto rara, potevano scambiare due parole con i vicini e aggiornarsi sulle novità interessanti del rione.
A Roma le fontanelle sono affettuosamente appellate con il nomignolo di "nasoni", per via della particolare forma della cannella che generosamente offre acqua buona e fresca a chiunque, a tutte le ore: davvero un segno di vita e di allegria.
Le fontanelle romane, nonostante la distanza che ci separava, erano note anche a me nei tempi antichi di cui dicevo all'inizio. Ora, si sente dire che "per colpa della siccità" le Autorità preposte pensano di metterle a secco. Come non pensare alla famosa battuta in "Johnny Stecchino" sui problemi di Palermo (il traffico, la siccità, appunto...)!
Marazico, un grande poeta contemporaneo che scrive in romanesco (ma non solo), ha pubblicato nella sua pagina Facebook una bella poesia in difesa dei "nasoni" romani, nella quale cita, per differenza, la città di Firenze, il luogo dove ho trascorso e trascorro gli anni della maturità. I suoi versi mi hanno spinto a dire anche la mia. Ma non è una "difesa" di Firenze...

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