La fontanella, nel quartiere del Sud dove ho trascorso la mia infanzia alcuni decenni or sono, era un centro di aggregazione non solo per i giochi dei tanti bambini che a quei tempi sciamavano liberi nelle strade, ma anche per gli adulti. E soprattutto per gli anziani che, con l'occasione di raccogliere un po' d'acqua, la cui presenza nei rubinetti domestici era cosa alquanto rara, potevano scambiare due parole con i vicini e aggiornarsi sulle novità interessanti del rione.
A Roma le fontanelle sono affettuosamente appellate con il nomignolo di "nasoni", per via della particolare forma della cannella che generosamente offre acqua buona e fresca a chiunque, a tutte le ore: davvero un segno di vita e di allegria.
Le fontanelle romane, nonostante la distanza che ci separava, erano note anche a me nei tempi antichi di cui dicevo all'inizio. Ora, si sente dire che "per colpa della siccità" le Autorità preposte pensano di metterle a secco. Come non pensare alla famosa battuta in "Johnny Stecchino" sui problemi di Palermo (il traffico, la siccità, appunto...)!
Marazico, un grande poeta contemporaneo che scrive in romanesco (ma non solo), ha pubblicato nella sua pagina Facebook una bella poesia in difesa dei "nasoni" romani, nella quale cita, per differenza, la città di Firenze, il luogo dove ho trascorso e trascorro gli anni della maturità. I suoi versi mi hanno spinto a dire anche la mia. Ma non è una "difesa" di Firenze...
IN EFFETTI, QUI A FIRENZE...
In
effetti, qui a Firenze,
di
“nasoni” e ‘un ce n’è tanti…
gli
è perché cert’esigenze
le
‘un ce l’hanno tutti quanti.
Gli
è che i’ popolo toscano
non
fu mai troppo pulito;
pe’
lavarci ci laviamo,
noi
però e ‘un se ne fa un rito.
Ci
s’aveva anche le Terme
quando
c’erano ‘Romani
ma
nell’epoche moderne
‘un c’è manco e’ vespasiani…
È
perciò che il forestiere,
non
trovando indove falla,
dentro
i bar deve sedere
pe’
pisciare e bere a palla.
Se
però non vuol pagare
questa
provvida gabella
e si
siede indo’ gli pare,
giunge
i’ sindaco Nardella:
con
le trombe e le fanfare
e
la pompa stretta 'n mano
l’acqua
l’usa pe’ allagare
e
bagnagli i’ deretano.
Siamo
un popolo ruspante,
siamo
pratici, non fini:
qui
la cosa più importante
l’è
se corrono i quattrini.
Gli
è per questo che in città
e ‘un
ci s’ha tanti “nasoni”,
in
compenso proprio qua
sovrabbondano
i massoni.
Chi
ci garba assai parecchio
però
sono i commedianti:
basta
entra’ a Palazzo Vecchio,
ce li trovi tutti quanti!
ce li trovi tutti quanti!
(© Musorosso 2017)
Un'altra impresa di Matteuzzo di Renzo
Personaggi e interpreti, in ordine di apparizione:
- Matteuzzo (il figlio), il bischero più furbo del Paese
- Renzo (il babbo di Matteuzzo), installatore di statuine della Madonna