Muso Rosso ha dissotterrato l'ascia di guerra. Questo spazio web è dedicato allo spirito libero delle idee, senza obbedienze di credo, di partito,
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Il contenuto di queste pagine è costituito da una serie di scritti in rima che traggono ispirazione da eventi dell'attualità politica e sociale (da leggere perciò con gli occhi del momento storico in cui gli eventi si sono svolti), scritti che sono mossi fondamentalmente dall'esigenza di smascherare la violenza e la stupidità del potere.

Hieronymus - Canto I : Incontro

Un misterioso incontro ai piedi di un palazzo che simbolicamente rappresenta il Palazzo del potere. Un misterioso incontro con una guida eccezionale, un personaggio che si aggira ancora proprio sotto quelle mura dove si voleva ridurlo al silenzio...


INCONTRO


Me ne andavo un mattino a passeggiare
senza una meta, senza una cagione,
ché spesse volte basta il solo andare

se l’animo è disposto a l’Occasione 1.
Mentre errabondo andavo e senza freno
come vasel 2 ch’avea lasso il timone

una nebbia m’avvolse in un baleno.
Erasi sì fitta che la vista
degli occhi miei ne fu venuta meno

tanto da non vedere quanto dista
il fermo piè da quel che l’ segue appresso
e non veder neppur dove gl’insista 3.

Vagando incerto in quel grigiore spesso
come in sogno m’apparve un gran maniero 4.
Non so dir com’io fui tosto a l’ingresso.

Dinanzi a me s’apriva un antro nero,
sì ner che non potea scorgere il fondo.
A me pareva quel che il grande Omero

cantò come l’accesso a l’altro mondo
quando discese per trovar consiglio
l’Eroe di Troia astuto e vagabondo 5.

Tremando quasi a guisa di coniglio
io per istinto feci un passo indietro
e avrei voluto star lontano un miglio

da quell’orrido buco oscuro e tetro,
ma le mie membra colme di paura
eran cristallizzate come vetro.

Là dove l’ombra era più fitta e scura
pian piano vidi muoversi qualcosa:
dal buio emerse allora una figura...

Avanzando veniva, misteriosa,
oscillando di poco, e lentamente,
senza fare rumore, e senza posa.

Allor che fu dinanzi a me presente
un volto sott’un sajo scorgeasi a stento;
sibbene i’ avea timor, chiesi ugualmente:


“Dimmi, chi sie?... se parli uguale accento 6
Accese gli occhi, ver’ me si volse un poco,
poi disse: “È di San Marco il mio convento,

i’ fui Girolamo 7 e mi fu dato foco
perché nella denunzia delli guasti
del malo governar non fui mai fioco.

Contra la corruzione, i vizi e i fasti
di signor e monsignor puntai la lingua:
fu quella la mia spada, e ciò ti basti.

La classe dei potenti ognor s’impingua
e non v’è fonte nello intero mondo
che la lor sete insana alfin estingua.

D’averti meco allor sarei giocondo 8 :
ti mostrerò che ancora regna quello
che mi faceva, in vita, furibondo 9.

Il nan giullare, lussurioso e ladro
che dell’Italia interpretò il bordello 10
fu solo uno dei tanti. Tutto il quadro

vedrai se vieni su, in cima al castello”.



© Muso Rosso, 2011

Note:
1) Occasione, nel senso di ciò che per caso può accadere. Quindi, se si è aperti a nuove esperienze.
2) Vascello. Dante usa questa parola nel celebre sonetto dedicato a Guido Cavalcanti. In questo caso, una imbarcazione con il timone “lasso”, cioè rilasciato, quindi senza una precisa guida.
3) Dove “insiste”, cioè dove appoggia.
4) Edificio fortificato, castello. Qui si allude al Palazzo Vecchio di Firenze.
5) Ulisse, errabondo per avere solcato per dieci anni i mari in ogni direzione prima del ritorno ad Itaca. Il termine “vagabondo” allude maliziosamente anche, nel significato moderno, ad una possibile volontarietà della sua odissea. Qui si ricorda l’episodio nel quale Ulisse discende nel regno dei morti, per consultare l’indovino Tiresia.
6) Se mi comprendi e puoi comunicare nella mia stessa lingua.
7) Girolamo Savonarola, il frate domenicano del Convento di S. Marco a Firenze, giustiziato sul rogo nel 1498
“per aver predicato cose nuove”.
8) Giocondo sta per “contento”. È lo stesso significato che si trova nel sonetto “S’ i’  fosse foco” di Cecco Angiolieri:
… s’ i’ fosse papa, serei allor giocondo, ché tutti cristiani embrigarei.
9) Tutto ciò contro cui mi battei con tutte le mie forze quando ero in vita.
10) Che l’Italia fosse un “bordello” era già chiaro ai tempi di Dante: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!” (Purgatorio, canto VI).



HIERONYMUS - CANTO II : IN NOME DI DIO


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