Fin su la vetta di Palazzo Chigi,
Passera milionaria, da Banca Intesa
cantando vai finché dura il governo
dell'armonia social-cristian-fascista.
Prima v'era dintorno
la banda dei cialtroni e delinquenti
che finalmente è andata fuori pista,
or si odono belar, muggire armenti:
Italiani plaudenti, tutti insieme,
ingenui e speranzosi come sempre
acclamano il novello redentore.
Sussieguosa, in disparte non ti tiri,
ma neppure schiamazzi,
d'accortezza ti cal, misuri i passi.
Conti - e così ti spassi -
i tuoi soldoni, e ti sorride il core.
Eppur, come somiglia
al tuo costume il mio... Conto e riconto
anch'io le mie sostanze
sperando che per caso o per fortuna
senza far niente aumentino ugualmente
come succede a te. Ma la speranza
ahimè ! resta delusa
perché invariabilmente
risultano di meno
e tendono a sparire in un baleno.
Ogni volta che cade il biscazziere
celebrare si suole qui in paese
la sagra dei Signori Competenti.
Il clero di banchieri e professori
è come sempre pronto all'occorrenza:
con il costume grigio
il viso assai compunto
si mettono al lavoro con coscienza.
La casta parassita si nasconde,
al massimo fornisce
dei bravi chierichetti di partito,
mentre la tecno-casta
officia il rito. La solfa è sempre quella:
"Fin qui avete vissuto
cantando al sole come le cicale,
ma il bel tempo è finito
e non è più il momento di cantare,
la scure su di voi dovrà calare!"
Tu, saggia passerotta, certamente
del viver che ti dan le tue provviste,
milion dopo milione,
non ti dorrai; le hai accumulate tutte
come una formicuzza.
E noi, se di vecchiezza
la fatidica soglia
grazie a dio varcheremo,
quando non produrremo plusvalore
ma resteremo al mondo, ed il futuro
ad accudir noi stessi impiegheremo,
che ne sarà di noi?
Forse avremo uno straccio di pensione,
però non molleremo,
ed ancora affancul vi manderemo.
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12 novembre 2011. Il capo del governo, accompagnato dallo scherno e dall'entusiasmo popolare lungo tutti i suoi tragitti per le strade di Roma e nelle sue soste nei diversi Palazzi del potere (Montecitorio, Palazzo Chigi, Palazzo Grazioli, ecc.), ha dovuto rassegnare le proprie dimissioni al Presidente Napolitano. Davanti al Quirinale lo ha atteso una folla esultante per la sua caduta, al canto di "Alleluia!" (+ numerosi insulti).